IL CONCETTO DI DIO IN ALCOLISTI ANONIMI

Del Reverendo George A. Little, D.D.
Il non-alcolista che fondò la Fratellanza di Alcolisti Anonimi in Canada

Sull’autore:
Nel gennaio 1940, il reverendo George A. Little, D.D., allora cinquantaseienne ministro della Chiesa Unita del Canada a Toronto, Ontario, lesse per caso una recensione del libro Alcolisti Anonimi scritta dal dottor Harry Emerson Fosdick. Il dottor Little ordinò una copia del Grande Libro e successivamente altre sei copie. Nel 1941 frequentò la Yale School of Alcohol Studies. Poiché era difficile importare libri in Canada, al dottor Little furono concessi i diritti di distribuzione del libro Alcolisti Anonimi in Canada.

Il 13 gennaio 1943, il reverendo Little e un amico, il reverendo Price, radunarono sei alcolisti al ristorante Little Denmark su Bay Street a Toronto e tennero un incontro. Fu un successo e un secondo incontro si tenne la settimana successiva. Il 28 gennaio 1943 il gruppo si trasferì nella Metropolitan United Church, e gli incontri sono proseguiti in questa sede, con alcune interruzioni, fino ai giorni nostri.


IL CONCETTO DI DIO IN ALCOLISTI ANONIMI
Da Religion in Life, Vol. 18(1): 25-33, 1948

Alcolisti Anonimi, che oggi conta 1.700 gruppi con 70.000 membri e un’influenza che va ben oltre i suoi iscritti, è un movimento spirituale, una guarigione basata sulla fede per l’alcolismo. Uomini e donne scoprono di aver cercato di vivere senza Dio, e poi imparano come vivere con Dio. Questo dà una nuova direzione alle loro vele. O, come disse uno di loro, le radici della sua mente si sono spinte in profondità afferrando una nuova terra.

È un salto di fede riuscire a credere che esista un Dio personale per sé stessi. La novità distintiva è che ogni alcolista può scegliere il proprio concetto di Dio. C’è piena libertà di credo e infinite varietà di convinzioni. In questo Alcolisti Anonimi differisce dalle chiese che richiedono l’adesione a dogmi precisi. L’alcolista rifiuta di accettare concetti prefabbricati: vuole crearne uno suo. In AA è incoraggiato a farlo, con una sola condizione: che obbedisca a un Potere Superiore, come lo comprende.

Questo è intrigante. Mette la responsabilità sull’alcolista. È lui sotto esame, non un’organizzazione, un libro, un credo o un sacramento. Riesce ad agire secondo la sua stessa fede?

Ogni persona ha una qualche credenza, più o meno vaga, in una forza creativa e vitale, una mente universale o un’anima cosmica. Alcolisti Anonimi inizia pensando a questo come a un Potere piuttosto che a una Persona. Opera in modo invisibile come l’elettricità, può essere pensato come la gravità, l’evoluzione o la crescita. Il pensiero è un potere, la buona volontà è un potere, la fiducia è un potere. Cercare di visualizzare il Potere Superiore è più un ostacolo che un aiuto. Le formule hanno poco valore. Come il vento, lo spirito può essere sentito ma non visto. Invece di aspettarsi estasi, visioni o trance, si trova Dio in ciò che già esiste; il contatto può avvenire attraverso la gratitudine.

Arrendersi al Potere Superiore non è difficile per gli alcolisti, perché per anni si sono arresi a un potere inferiore. L’alcol dà euforia, fuga, sollievo, tregua dalla paura e dall’ansia, un alleggerimento della realtà, oblio, stordimento e sonno. Ma col tempo arrivano il desiderio compulsivo, i vuoti di memoria, i tremori, le sudorazioni, i mal di testa e le sbornie. Un uomo, dopo un’enorme sbornia, sentiva di avere sette crani. Nella devozione a questo tiranno autocratico, gli alcolisti sacrificano pensiero, tempo, denaro, salute, amici e vocazione. Arrendersi al Potere Superiore non richiede uno sforzo più gravoso della resa che hanno già fatto all’alcol, magari per vent’anni.

I membri esperti di AA, pur ammettendo di essere solo psicologi dilettanti, sono abbastanza saggi da non iniziare pretendendo atti di fede. Lavorano sui pensieri, i desideri, gli atteggiamenti, le relazioni, gli scopi e le abitudini. Concordano che il problema radice sta nel pensiero, non nel bere. A un incontro di un gruppo piuttosto intellettuale, il problema del bere non fu menzionato direttamente. Una mezza dozzina di oratori parlò di libertà dalle paure, abbandono dei risentimenti, coltivazione della buona volontà, aiuto concreto agli altri, sviluppo di un senso di dipendenza dal Potere Superiore. Quando la vita interiore viene disciplinata, il comportamento esteriore si regola da sé.

Il programma di recupero non si apprende, si assimila; non si insegna, si trasmette.. Ascoltare chi condivide la propria esperienza, parlare privatamente con alcolisti ora felicemente sobri, leggere il libro Alcolisti Anonimi e il materiale informativo, raccogliere frammenti di verità: tutto questo produce un cambiamento trasformativo. Può avvenire all’improvviso o gradualmente, e poco importa come. Spesso le guarigioni lente sono le più durature. Ma la scala della riabilitazione ha questi gradini (non necessariamente in quest’ordine):

  1. Onestà
  2. Umiltà
  3. Tolleranza
  4. Preoccupazione per gli altri
  5. Serenità interiore
  6. Gioia contagiosa
  7. Una nuova scala di valori
  8. Fede

I religiosi parlerebbero di conversione; in AA preferiamo dire cambiamento di personalità. Nessuno è più sorpreso di questa trasformazione dell’alcolista stesso. Come la signora di una fiaba, potrebbe esclamare: “Questo non sono io!”.

Un militare, bevitore accanito per 35 anni, aveva il temperamento di un sergente maggiore anche dopo essere diventato colonnello. Oggi è mite, tenero e altruista come un tempo era rigido. Davanti a un gruppo di medici dichiarò: “Ho avuto un cambiamento di personalità”. Uno psichiatra lo interruppe: “Mio caro, è impossibile cambiare personalità”. E lui: “Be’, almeno sono sotto una nuova gestione”.

Il potere spirituale spesso si manifesta nelle forme più semplici di misticismo. La “voce interiore” è in realtà una guida. Un ubriacone che aveva elemosinato in tutto il Nord America aveva un’ossessione contro la religione, temendo rivelazioni apocalittiche o sconvolgimenti emotivi. Gli fu suggerito di dedicare cinque minuti ogni mattina a pianificare la giornata con la sua coscienza: come usare il tempo, gestire i soldi, l’umore con cui affrontare la famiglia, le responsabilità lavorative. Scoprì che appena si mise ad ascoltare, la voce interiore parlò. Comprese che si può essere spirituali in modo pratico, senza visioni o sogni mistici.

Un uomo teso, oppresso da problemi lavorativi, beveva per dormire. Finì col addormentarsi con una damigiana di vino accanto al letto, per svegliarsi con essa vuota tra le lenzuola. Una mattina svenne. Un amico gli disse: “Se dessi a Dio un decimo dell’attenzione che dai al gin, saresti felice”. Provò. Ogni giorno annotava:

  • Le piccole cose per cui essere grato
  • Gli errori da evitare
  • Le relazioni da curare
  • I doveri imprescindibili della giornata

Ora, con un sorriso, dice: “Dà a Dio i primi dieci minuti del giorno, e ti restituirà ventiquattro ore trasformate”. Questo semplice metodo ha liberato centinaia di persone.

Alle 2:30 di notte, un membro AA fu svegliato da un tassista che gli aveva lasciato un ubriaco cronico sulla porta. Appena entrato, l’uomo urlò: “Non credo in Dio, Bibbia, chiese o preghiere! Sono un libero pensatore!”. La risposta fu: “Tranquillo, nessuno vuole imporrti nulla. È affar tuo”.

Nella cucina, bevendo caffè, l’AA aggiunse: “Discutere di preghiere è inutile. L’unico modo per capirle è pregare. Ora prego per te”. Pregò con umiltà, fiducia e parole semplici. Poi disse all’ubriaco che poteva pregare anche lui, se voleva. La sua prima supplica fu: “Dio, aiutami ad avere fede in quest’uomo”. Oggi è sobrio, è tornato a vivere con la moglie.

È questa offerta dimostrativa, pratica, il cuore di AA. Si evitano controversie, dispute e dogmi. Tutto è basato sul “prendere o lasciare”“Ha funzionato per me, potrebbe funzionare per te”. L’obiettivo va ben oltre smettere di bere: astenersi senza serenità, rimanendo ossessionati dall’alcol, è tanto destabilizzante quanto essere ubriachi. La vera meta è una sobrietà felice e appagante, un modo di vivere ricco e significativo. Essere alcolisti diventa un privilegio se porta a:

  • 24 ore alla volta senza paura
  • Benevolenza verso gli altri
  • Umile dipendenza da Dio

Il ritorno alla sanità mentale è la prova tangibile dell’azione di un Potere Superiore.

La preghiera diventa realtà nel linguaggio di ogni giorno, senza fronzoli o liturgie. Un uomo la sera dice: “Grazie, Dio, per un giorno sobrio”. Al mattino: “Per favore, un altro giorno come ieri”. Anche una preghiera così breve è un’ancora di salvezza.

Un membro AA con sei mesi di sobrietà, entrando nel suo bar preferito in preda al panico, esclamò: “Dio, salvami!”. In cinque secondi si ritrovò a camminare per strada, calmo e libero dall’ansia. Un altro, sentendo la figliastra in crisi isterica, chiese aiuto e trovò le parole giuste: la bambina tornò presto a pattinare. La sua conclusione? “Il Potere Superiore agisce in fretta”.

Quando gli AA recitano il Padre Nostro, vivono un’esperienza di fede autentica. “Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male” è una questione di vita o di morte. Le nostre vere preghiere sono i desideri del cuore, non le parole pronunciate.

Un approccio utile è vedere Dio come la Forza che crea la verità. L’alcolista tipico pretende di interpretare l’universo a modo suo, condannando tutti in anticipo. Critica più di quanto apprezzi, ma il primo passo verso l’umiltà è ammettere che la verità viene da Dio.

Nessun matematico ha inventato le tabelline, né i musicisti l’ottava, gli astronomi il calendario o i marinai la bussola. Accettare la verità come dono di Dio dissolve la superbia intellettuale. L’alcolista impara a collaborare con le leggi divine invece di contrastarle. Curiosamente, la mente inizia a scoprire nuove verità e ad agire su di esse, trasformando ogni giorno in un viaggio alla scoperta delle infinite sfaccettature di Dio. Così, mente e spiritualità si intrecciano costantemente.

In modo semplice, quasi primitivo, i membri di Alcolisti Anonimi arrivano a vedere il Potere Superiore come l’Eterno Protagonista della loro storia. Molto prima che nascessimo, quel Potere governava e ordinava; molto dopo la nostra morte, continuerà a guidare il tutto. “Non agitarti, o piccolo uomo. Oggi è l’unico giorno di cui devi preoccuparti”.

Il ritmo del giorno e della notte diventa un contatto con Dio. Vivere “un giorno alla volta” può essere un atto di fede, una risposta di fiducia. Un uomo, tornato da un viaggio di lavoro di cinquemila miglia, confessò: “Viaggiare senza paura è una novità. Non ci sono abituato. E forse non ci abituerò mai”. Durante un lungo viaggio in autobus su una strada ghiacciata, l’unico altro passeggero gli offrì da bere. Rifiutare con grazia quel gesto di compagnia fu, per lui, il momento più significativo del viaggio. “Era la grazia di Dio”. È in queste esperienze di protezione e liberazione che gli AA scoprono il Dio vivente.

L’idea del Potere Superiore è spesso molto personale e a volte sorprendente:

  • Un uomo si ispirò a un quadro di fiori e uccelli: “Come il sole dona luce, così Dio mi manda verità e amore”.
  • Un altro, mentre si rimproverava davanti allo specchio, sentì un uccellino cantare fuori dalla finestra. “Lui era in armonia con il mondo, io no. Ora lo sono”.
  • Un terzo imparò la fiducia osservando un macchinista far partire un treno con un solo segnale verde. “Altri segnali sarebbero arrivati lungo il percorso”.
  • Un quarto vide una baia ghiacciarsi: “All’inizio il ghiaccio era sottilissimo, ma in inverno raggiunse un metro di spessore. La mia anima può crescere così, senza che me ne accorga?”.
  • A un quinto fu detto: “Le grandi porte girano su piccoli cardini”. Per lui, AA è diventato quel cardine su cui ora poggia la sua sobrietà.

La trasformazione può essere improvvisa e involontaria. Un bevitore incallito, dopo due mesi di sobrietà, fu invitato a parlare a un meeting. “Non ho nulla da dire”, borbottò. Gli risposero: “Allora dì proprio questo”. Quando salì sul podio, annunciò: “Per educazione sono qui, ma non mi è successo nulla”. Poi tacque. Dopo un silenzio imbarazzante, aggiunse piano: “Qualcosa mi è successo”, e si sedette. Due mesi dopo, un amico gli chiese cosa avesse provato in quel momento. “Mentre dicevo di non aver nulla da dire, capii all’improvviso che mi ero arreso alla bontà. Da allora, non desidero più bere”.

Un altro, dopo trent’anni di alcol, fece un inventario di ciò che aveva perso e si convinse di essere stato un folle. “Decisi di studiare la religione. Lessi ciò che gli Apostoli dissero di Cristo. Lui entrò nella mia vita, e l’alcol ne uscì. Niente se ne va finché qualcos’altro non prende il suo posto”.

L’aspetto spirituale del programma non è nascosto, ma non viene nemmeno enfatizzato all’inizio. “Alcolisti Anonimi” (il Grande Libro, spesso chiamato “la bibbia di AA”) cita il Potere Superiore 300 volte – un membro li contò un Natale. Sei dei Dodici Passi menzionano Dio. La rivista The Grapevine lo chiama apertamente Dio.

Ai meeting, i vecchi membri dicono con sempre maggiore frequenza: “Riesco a restare sobrio solo con l’aiuto di Dio”. Coincidenze sorprendenti vengono attribuite a “Qualcuno lassù” – non per mancanza di rispetto, ma per fiducia infantile. Anche quando la fede è inizialmente flebile, si progredisce verso un’idea più matura di Dio.

Nella vita sociale, un alcolista è considerato un disadattato. La medicina lo vede come un paziente non collaborativo, spesso incapace di pagare le cure. La legge lo tratta come un criminale e lo manda in prigione. La psichiatria lo diagnostica come un caso psichiatrico e lo rinchiude in un istituto. La chiesa gli dice che è un peccatore e deve pentirsi. La sua famiglia lo ha convinto che è senza speranza. In questo contesto di disperazione, arriva Alcolisti Anonimi a dirgli che DIO è in lui, che Dio può essere in lui tanto quanto può essere ovunque, che se Dio non è in lui allora DIO non è ovunque e quindi non può essere Dio. Attraverso la testimonianza di un altro alcolista, ora sobrio, la vita torna a soffiare nella sua anima. Senza anima e spirito, il corpo è solo un guscio vuoto. Alcuni arrivano persino a dire che Dio stesso potrebbe attingere forza vitale e pienezza di essere dalla loro fedeltà. Se così fosse, ognuno di loro potrebbe essere importante nel grande disegno delle cose. Sostengono che una vita arresa possa essere utile a Dio.

Stranamente, non si cerca di indurre convinzione di peccato, risvegliare senso di colpa o portare a un periodo di rimorso. Del resto è del tutto inutile. La coscienza di un alcolista gliel’ha già detto mille volte. Il rimorso indebolisce e raramente redime. La via migliore è vivere oggi. Ieri è passato; non puoi farci molto. Non puoi annullare ciò che hai fatto. Non sprecare tempo nel rimpianto. Domani non è ancora arrivato. Non avere paure. Il Potere Superiore ha affrontato casi ben più difficili del tuo. Un miracolo potrebbe accadere, se solo te la prendi con calma. Vivi un giorno alla volta. Quando sei venuto al mondo c’era aria per i tuoi polmoni: forse il Potere Superiore ha smesso di occuparsi di te? Astenersi dal condannare aumenta le possibilità di guarigione.

Di solito gli alcolisti diffidano della religione. Potrebbero averla provata più volte senza risultati, quindi rispondono meglio alla psicologia. Fortunatamente nel programma AA c’è abbastanza psicologia per permettere ai principianti di andare avanti. Alcuni trovano che la psicologia sia sufficiente per raggiungere la sobrietà; altri continuano a cercare qualcosa oltre le leggi della mente, e attraverso la pratica della meditazione avanzano verso le leggi dello spirito. È un errore forzare la crescita. Un uomo che ha contribuito a oltre trecento recuperi dice: “Ho imparato a non cercare risultati troppo presto: so che arriveranno più tardi”. Lui stesso non è soddisfatto finché non conduce i suoi protetti a una fede definita, ma sa che bisogna dare tempo a un seme di verità per germogliare. Se delle dodici fasi del programma il nuovo arrivato è pronto solo per una o due, viene incoraggiato a lavorare su quelle. Le altre seguiranno più tardi.

In AA si sminuisce la forza di volontà. “Usa la tua forza di volontà” è stato per loro un consiglio inutile. Hanno la volontà ma non la potenza. Non hanno la capacità di dire di no, figuriamoci la forza di volontà. Promesse, impegni, preghiere non sono serviti. Poi viene loro insegnato come sostituire le loro esigue volontà con la volontà di Dio. L’individuo inizia effettivamente ad appoggiarsi alla forza del Tutto. Si scopre che l’immaginazione governa la volontà. Mentre uno si raffigura come un cittadino capace e controllato, i pensieri si concentrano in quella direzione, i desideri diventano consci, le emozioni si rafforzano e l’intera personalità passa all’azione. Invece di cercare di spronare una debole volontà a fare ciò che non è in grado di fare, si scopre che la forza di volontà viene ripristinata attraverso il pensiero, il desiderio, l’emozione, l’immaginazione creativa. In sei mesi la volontà può diventare più forte nel dire “No” di quanto non fosse abituata a dire “Sì”. Tali ripristini della forza di volontà sono frequenti in AA.

Il cambiamento di atteggiamento verso la vita si riflette nelle nuove abitudini di lettura. Riviste di valore, libri profondi e manuali devozionali spesso rimpiazzano gialli e romanzi scandalistici. La mente è così assetata di verità che si dedica a letture impegnate. C’è un particolare interesse per psicologia e psichiatria. I classici religiosi tornano di moda. La letteratura in opuscoli continua a circolare. Il leader di un gruppo di duecento uomini e donne disse a un visitatore: “Sembrano dei tipi duri, ma rimarresti sorpreso nel sapere quanto leggono la Bibbia e pregano”. Un’altra prova dell’esperienza spirituale è il numero di articoli su giornali e opuscoli prodotti dai membri.

Uomini e donne che hanno ripetutamente ricevuto cure mediche, sono stati mandati in ospedali psichiatrici e sanatori, hanno subito trattamenti di riflesso condizionato, sono andati in fattorie per alcolisti o hanno provato la Reeley Cure, si chiedono perché questi metodi spesso falliscano mentre Alcolisti Anonimi ottiene sempre più successo. Una risposta è che quei trattamenti (per i quali siamo grati; sono comunque meglio di niente) erano solo cure per il corpo; e in una certa misura la paura era il motivo del recupero. Inoltre erano molto costosi. Alcolisti Anonimi è economico: non ci sono quote associative o tasse d’iscrizione. Invece di un ricordo che svanisce, AA è un’esperienza crescente di fatti, compagnia e fede. È opportunità ampliate e felicità cumulativa. Il vecchio se n’è andato, il nuovo è arrivato e continua ad arrivare. Il passato infelice viene dimenticato nella felicità e nella speranza. “Chi si rialza in fretta e continua la sua corsa è come se non fosse mai caduto”. Davanti ci sono grandi giorni.

Il movimento è strettamente apartitico. Cattolici, protestanti ed ebrei lavorano insieme come fratelli, anche se pochissimi ebrei sono alcolisti. Non si fa alcuno sforzo per convertire gli altri a una fede particolare. L’organizzazione cerca di essere inclusiva piuttosto che esclusiva. Nessuno è escluso per età, sesso, razza o credo. L’unica condizione è il sincero desiderio di smettere di bere. Quasi ogni club ha uno o due atei evangelizzanti, di solito figli di genitori cristiani, che stranamente hanno conservato uno spirito cristiano. Dopo qualche mese di solito concordano di non essere mai stati atei e che comunque non faceva molta differenza. Stavano sulla stessa terra, respiravano la stessa aria e parlavano la stessa lingua degli altri. L’ateismo non li aveva mai aiutati a rimanere sobri. In sintesi, l’ateismo richiede troppa credulità: è piuttosto difficile credere che il nulla abbia creato tutto e non stia andando da nessuna parte.

Come è possibile che le differenze confessionali vengano così completamente superate? Un motivo è che a nessuno viene chiesto di rinunciare a nulla, ma viene incoraggiato a usare ciò che già ha. Col tempo si scopre che il programma di recupero AA è fondato su esperienze spirituali universali. I gesuiti affermano che è simile ai principi di Ignazio di Loyola. I quaccheri dicono che fa uso di meditazione e coscienza di gruppo. I membri del Rinnovamento Morale vi riconoscono i quattro assoluti. Gli ufficiali dell’Esercito della Salvezza vi ritrovano il loro “knee drill” (preghiera in ginocchio). I metodisti dicono che assomiglia alla disciplina di John Wesley. La Christian Science dice che è molto affine. Unity, New Thought, Misticismo, tutti pensano che i loro programmi siano stati adottati e adattati. AA è un prodotto sintetico con un test pragmatico. Ciò che non funziona viene scartato: ciò che funziona viene mantenuto.

Gli AA tornano in chiesa? Alcuni sì e altri no. Molto dipende dall’educazione ricevuta. Alcuni ritornano a una fede dell’infanzia con una comprensione più profonda. Di norma i cattolici riprendono i loro doveri e osservanze religiose – per loro religione significa la loro chiesa. Alcuni protestanti diventano attivi nelle loro chiese; altri ci vanno una o due volte e riferiscono che “il mio pastore non conosce Dio”. Parecchi accettano AA come loro chiesa. Offre fede e compagnia anche se manca di molto del culto formale. I rapporti con la chiesa, come tante altre cose in AA, sono lasciati alla preferenza e scelta individuale, senza regole imposte dall’alto. Quelli che frequentano la chiesa trovano nuovo significato nelle Scritture e nelle prediche, negli inni e nelle preghiere. Gli AA diventano spiritualmente sensibili e moralmente responsivi.

La chiesa sarà saggia se non cercherà di controllare o guidare questo movimento, ma piuttosto di imparare da esso. Una cooperazione solidale si sta già manifestando attraverso la messa a disposizione di locali parrocchiali per gli incontri e l’invio di parrocchiani in difficoltà ad A.A. Le chiese potranno apprendere molto dalla flessibilità organizzativa di A.A., dalla forza della fratellanza, dalle possibilità dell’evangelizzazione laica, dal potere trasformativo della verità, dall’influenza dei gruppi a interesse comune e dall’originalità del linguaggio non tecnico e della teologia non dogmatica. Questo movimento è del popolo, dal popolo, per il popolo. Ma il vino nuovo non può essere messo in otri vecchi. Deve trovare i propri contenitori.


Indice delle pagine della storia di AA


Come in tante cose, specialmente per noi alcolisti, la nostra Storia è il nostro Bene Più Prezioso! Ognuno di noi è arrivato alla porta di AA con un’intensa e lunga “Storia di Cose Che Non Funzionano”. Oggi, in AA e nella Recupero, la nostra Storia si è arricchita di un’intensa e lunga “Storia di Cose Che FUNZIONANO!” E non rimpiangeremo il passato né vorremo chiuderci la porta alle spalle!

ABC del recupero

Continua a tornare!

Un giorno alla volta!


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