
Grapevine a Bow
— Grapevine, giugno 1944 —
(autore sconosciuto, ma probabilmente Bill Wilson)
In una grande stanza satura di fumo, sei poveracci macchiati d’inchiostro sorseggiavano le loro Coca-Cola mentre io tempestavo loro di domande.
«Va bene», dissi, «questo giornale non l’ha portato la cicogna. Nessuno l’ha trovato in un cespuglio di rose. Non è cresciuto da solo come Topsy. Siate sinceri, ora. Come è cominciato tutto?»
«Be’», iniziarono i sei, «era qualcosa che era nell’aria. Tutti, prima o poi, hanno avuto la brillante idea: Facciamo un giornale di A.A.! Poi— bang — Cleveland ne aveva uno; quindi perché non noi, qui nell’area metropolitana? Abbiamo pensato di portare il giornale dalla fase delle chiacchiere alla stampa».
Con questo, i sei tacquero.
Nel silenzio che seguì, osservai quelle persone. Gente comune. Un cassiere, uno sceneggiatore radiofonico, un autore [probabilmente Marty Mann], un libraio, un direttore artistico [Priscilla Peck], una moglie e madre di due figli.
«Vi rendete conto», dissi, «che state rischiando il collo fino a qui? Avviare un giornale tutto da soli. Senza metterlo ai voti e tutto quel genere di cose».
«Signore, non credo che lei abbia la prospettiva giusta», disse il libraio pensieroso. «Noi sei siamo solo una specie di meccanici di garage, che tengono in moto il giornale. Non lo scriviamo noi. Quella è la parte gustosa che lasciamo ad ogni Tizio e Caio di A.A. che riesce a mettere le mani su qualche notizia e un mozzicone di matita. Noi ci arrabattiamo con la punteggiatura, se ce n’è. Battiamo i pugni per avere i testi mentre la scadenza si avvicina. Incolliamo il menabò e speriamo per il meglio».
«Molto elegante», dissi, «e vi auguro buona fortuna. Ma di cosa parlerà il giornale?»
«Di noi alcolisti, naturalmente», disse la madre di due figli, «del progetto di vita di A.A. Ci sarà un’intera pagina fitta di attività dei gruppi locali (c’è già un reporter della Grapevine in ogni gruppo, con la matita pronta). E abbiamo intenzione di inserire nel giornale tutto il materiale importante sull’alcolismo. La cosa migliore, crediamo, sarà la pagina delle Lettere ai Militari…».
«Ora sì che parlate», dissi soddisfatto.
«Grazie», disse il cassiere con freddezza. «Speriamo anche di avere una rubrica su libri, teatro, film, radio e articoli di riviste che riguardino A.A., i 12 Passi o, in generale, una vita costruttiva».
«E», aggiunse l’autore, «una sezione chiamata “Lo sapevate?” che metterà nero su bianco le cose su cui i nuovi membri si interrogano».
«Altro?», chiesi, allungando la mano verso il cappello.
«Oh sì!», dissero i sei. «Due cose, in particolare. Ci sarà un resoconto sull’Ufficio Centrale. E una Lettere a Grapevine dove tutti potranno sfogarsi — pro e contro —su qualsiasi cosa sembri necessario dire ad alta voce».
«È proprio tutto?», chiesi, alzandomi.
«No! Non ci chiederà per quanto tempo noi sei continueremo con questa faccenda?»
«Avanti, avanti, ditemi», dissi nervosamente.
«Semplice», dissero i sei. «Resteremo per una prova di tre mesi, mentre gli A.A. dell’area metropolitana decidono se vogliono un giornale o no. Se il verdetto è NO — ci ritireremo».
«E se il verdetto è Sì?», chiesi, scrutandoli tutti e sei con sguardo acuto.
«Ci ritireremo comunque, e passeremo il giornale a nuove leve», dissero.
«Be’, a me sembra ancora una cospirazione», dissi, nel mio tono più sospettoso. «Credo che scriverò una lettera a Grapevine per chiedere come diavolo voi sei pensate di far partire un giornale!»
«La pubblicheremo, signore. Arrivederci, e per favore non sbatta la porta», furono le ultime parole che udii dai sei.
Indice delle pagine della storia di AA
Come in tante cose, specialmente per noi alcolisti, la nostra Storia è il nostro Bene Più Prezioso! Ognuno di noi è arrivato alla porta di AA con un’intensa e lunga “Storia di Cose Che Non Funzionano”. Oggi, in AA e nella Recupero, la nostra Storia si è arricchita di un’intensa e lunga “Storia di Cose Che FUNZIONANO!” E non rimpiangeremo il passato né vorremo chiuderci la porta alle spalle!
Continua a tornare!
Un giorno alla volta!
